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Storie di Roma

Il blog di Fabio Salemme su RomaGuideTour.it

Terme di Caracalla, Terme dell’antica Roma e Teatro della Roma moderna

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Nel nostro ultimo articolo abbiamo parlato dei principali impianti termali nell’urbe romana, le Terme di Diocleziano, l’impianto termale più grande dell’antica Roma; oggi invece andiamo alla scoperta di un altro celebre impianto termale della città eterna, le Terme di Caracalla.

Le Terme di Caracalla, note anche come Terme Antoniniane, nome completo dell’imperatore Caracalla appartenente alla dinastia dei Severi che commissionò la loro costruzione. Le Terme di Caracalla costituiscono uno dei più grandiosi esempi di terme imperiali a Roma, e sono ancora oggi per gran parte conservate nella loro struttura originale, e libere da edifici moderni.

Le Terme di Caracalla furono fatte costruire dall’imperatore Caracalla tra il 212 ed il 216 d.C. sul Piccolo Aventino, in un’area adiacente al tratto iniziale della via Appia, circa 400 m al di fuori dell’antica Porta Capena dove si incontrano il Colle Celio, il Palatino e l’Aventino, ma dove c’era anche l’imbocco di Via di Valle delle Camene, quindi poco a sud del venerato bosco che, secondo la religione romana, era collegato alle divinità arcaiche delle sorgenti, le ninfe.

Queste gigantesche terme pubbliche servivano principalmente i residenti della I, II e XII regione augustea (tutta l’area compresa tra il Celio, l’Aventino e il Circo Massimo), e potevano contenere circa 1.600 persone. Le Terme di Caracalla erano cariche di ornamenti preziosi, tanto che Polemio Silvio, nel V secolo, le citava come una delle sette meraviglie di Roma.

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Come buona parte delle grandi opere romane, le terme erano caratterizzate da elementi come gli archi e le enormi volte a botte che coprivano passaggi e ambienti, mentre le volte a crociera sovrastavano le vastissime sale centrali; questi ambienti erano caratterizzati dall’impiego congiunto di calcestruzzo e opera laterizia, un elemento certamente innovativo la realizzazione di ambienti quali spogliatoi, lavanderie, trasporti ed altri servizi.

Le Terme di Caracalla, come molte altre costruzioni del II sec, prendevano spunto dalle degli impianti termali di Traiano su Colle Oppio, essendo strutturata attorno a un grande edificio centrale affiancato da varie sale, tutte rivestite da mosaici e marmi preziosi, in genere di provenienza asiatica e nord africana, con l’intero complesso circondato da ampi giardini che permettevano l’accesso a quattro diversi settori.

L’intero complesso termale misurava 337 m. x 328 m., con le esedre arrivava a circa 400m, mentre il solo corpo centrale era di 220 m. x 114m. L’intera struttura sfruttava al meglio l’esposizione solare, ponendo il calidarium sul lato sud e sporgente come un avancorpo. Il caldarium, era sala circolare di 34 metri, con al centro una vasca tonda di acqua calda per inumidire l’aria. Questa struttura si unificava nel tepidarium, un ambiente più piccolo e temperato caratterizzato da una sala quadrata con due vasche laterali e nicchie alle pareti.

Oltre il tepidarium, attraversando un monumentale salone coperto di 58 metri x 24, si sviluppava il frigidarium, che aveva forma a croce, ed era coperto da volte a crociera su 8 pilastri e 8 colonne di granito. Il frigidarium era decorato al centro da due magnifiche vasche di granito (oggi in Piazza Farnese), che caratterizzavano l’ambiente e davano accesso alla natatio, la grande piscina all’aperto di 50 metri x 19. All’interno del recinto termale la distribuzione dei vari ambienti era simmetrica: partendo dal centro con il Frigidarium, il Tepidarium e il Calidarium, mentre ai lati si sviluppavano palestre, vestiboli, spogliatoi e altri ambienti accessori e legati ad altre strutture.

Le Terme di Caracalla erano alimentate da un ramo dell’Acqua Marcia: l’Acqua Antoniniana, un acquedotto che venne appositamente costruito nel 212 e potenziato con una nuova sorgente. Le terme avevano una pavimentazione a circa 23 m sul livello del mare ma l’acqua poteva essere innalzata fino a m. 39,65, quindi vi era un dislivello di circa 17 m, che permetteva di riempire qualsiasi piscina, raggiungibile grazie alla pendenza apposita dell’acquedotto. Non mancavano infine enormi cisterne di riserva con capacità di oltre 80.000 litri ciascuna.

Per quanto riguarda il riscaldamento dell’acqua si utilizzavano diversi forni collocati nei piani inferiori delle terme, che diffondevano aria calda nelle intercapedini sotto il pavimento sostenuto da corti pilastri di mattoni, noti anche come ipocausti.

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Le Terme di Caracalla subirono vari interventi di restauro finanziati da diversi imperatori (Aureliano, Diocleziano e Teodorico), e furono utilizzate fino al 537 quando Vitige re dei Goti tagliò il rifornimento d’acqua alla città di Roma che alimentava le Terme di Caracalla e tutte le altre terme dell’urbe.

L’antico complesso termale delle Terme di Caracalla fu abbandonato e riutilizzato a varie riprese anche a fini abitativi; la parte centrale utilizzata come xenodochio, mentre l’area circostante fu usata come cimitero per inumazioni. L’intero complesso venne infine sfruttato come zona agricola, vigneto in particolare, ad uso di proprietari di ville vicine o di enti ed associazioni ecclesiastiche.

Con l’abbandono del complesso termale di Caracalla già nel VI secolo non mancherà per diversi secoli lo sfruttamento dei ruderi: le Terme di Caracalla si trasformarono in una vera e propria cava per materiali anche di pregio, come marmi e metalli, o per recuperare intere strutture come architravi, colonne, e materiali portanti, riutilizzati per costruzioni importanti a Roma come la Basilica di Santa Maria in Trastevere, ma anche per costruzioni fuori Roma come il Duomo di Pisa.

Il riutilizzo dei materiali non si interromperà neanche nel periodo rinascimentale; proprio in questo periodo alcune delle sue statue che decoravano l’antico frigidarium entrarono in diverse collezioni private, come quella della famiglia Farnese che riuscì ad accaparrasi l’Ercole e il Toro, oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Il sito delle Terme di Caracalla, dopo secoli di abbandono, tornerà vivere solo nella seconda metà del XX secolo, a partire da quando la struttura fu utilizzata, e lo è ancora ai giorni nostri, in quanto è diventata una delle più prestigiose sedi per ospitare concerti e spettacoli teatri, soprattutto durante l’Estate Romana, inclusa la stagione lirica dell’Opera di Roma.

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