Nel precedente articolo abbiamo parlato dei cerimoniali vaticani che si attivano alla morte di un papa, ed oggi vi parleremo del più conosciuto tra tutti i cerimoniali, quello relativo all’elezione del nuovo papa, il Conclave. L’ultimo Conclave, successivo alla recente morte di Papa Francesco e che ha portato all’elezione del nuovo Papa Leone XIV, è stato ampiamente coperto dai media di tutto il mondo, quindi è probabile che abbiate già letto o visto in televisione alcune delle informazioni che vi forniremo in questo articolo.
Quando un papa muore o si dimette è necessario fare delle elezioni per scegliere la nuova guida spirituale della Chiesa Cattolica. Come abbiamo già anticipato nell’articolo precedente, il periodo che intercorre tra la morte o dimissione di un papa e la successiva elezione al nuovo rappresentante della chiesa cattolica è chiamata sede vacante, periodo in cui la Santa Romana Chiesa è gestita dal Collegio dei Cardinali e soprattutto dal Camerlengo. Questo collegio però può occuparsi solo di questioni legate all’ordinaria amministrazione, come quando una città viene commissariata e non ha un rappresentante eletto dai cittadini. Alla morte o dimissione del papa il Cardinale decano che rappresenta il presidente del collegio convoca a Roma tutti i cardinali eleggibili, cioè tutti coloro che sono ammessi al voto per scegliere il nuovo papa, che devono essere al di sotto degli 80 anni di età.
Il Conclave fu istituito nel XIII secolo e precisamente nel 1270, quando gli abitanti di Viterbo (allora sede papale), stanchi di anni di indecisioni dei cardinali che persero due anni per cercare di eleggere il nuovo papa, li chiusero a chiave nella sala grande del palazzo papale scoperchiando parte del tetto, in modo da costringerli a decidere al più presto chi eleggere come nuovo pontefice, che fu Papa Gregorio X. Il primo Pontefice eletto per “cum clave” fu però Papa Gelasio II, eletto il 24 gennaio 1118; i cardinali si riunirono nel Monastero di San Sebastiano sul Palatino, un luogo segreto e chiuso al pubblico, scelto appositamente per evitare interferenze esterne sulla scelta del successore di Pietro, proprio come avviene oggi nella Cappella Sistina, che è la sede ufficiale del Conclave fin dal 1878.
Il Conclave ha norme che gestiscono l’elezione del nuovo pontefice, che sono cambiate moltissimo nel corso dei secoli. Ad esempio, le ultime modifiche vennero introdotte da Giovanni Paolo II nel 1996, per poi essere aggiornate dai suoi successori. Prima dell’inizio del Conclave viene celebrata una particolare messa nella Basilica di San Pietro, chiamata pro eligendo, alla quale segue lo spostamento dei cardinali nella Cappella Sistina, che viene strutturata in modo da poter accogliere i cardinali. Qui un Maestro delle Cerimonie, che non è un cardinale elettore, recita la frase “Extra Omnes“, con la quale invita tutti gli estranei non addetti all’elezione del nuovo pontefice a lasciare la Cappella Sistina, in modo da permettere così l’elezione del pontefice senza condizionamenti esterni. Da questo momento in poi i cardinali non possono più avere contatti esterni per tutta la durata del Conclave, anche se in passato è capitato che diversi sovrani europei potevano far valere il proprio veto su un cardinale e condizionare in parte l’elezione, come avvenne con Ippolito II d’Este che subì il veto dell’imperatore Carlo V.
Il termine Conclave deriva dalle parole latine “cum clave“, cioè chiuso a chiave. I cardinali però non sono chiusi dentro la Cappella Sistina per tutto il tempo, ma alloggiano in un albergo sito dentro la Città del Vaticano, la Domus Sante Marthe, che è stata la residenza di Papa Francesco. Per eleggere il nuovo papa è necessario che ci sia una maggioranza dei 2/3 dei voti dei partecipanti, quindi ad esempio per il Conclave di elezione di Papa Leone XIV, che ha riunito 130 cardinali, per l’elezione del papa servivano almeno 87 voti (se il numero non è divisibile per 3 si calcola 2/3 +1).
Raggiungere un accordo comune per la votazione del nuovo pontefice non è però semplice, e quindi se dopo la 34° votazione non è stato ancora scelto un candidato si va al ballottaggio, ammettendo al ballottaggio solo i due cardinali più votati nel 34° scrutinio, e anche in questo caso bisognerà raggiungere i 2/3 +1. Nei tempi recenti non si è comunque mai arrivati al 34° scrutinio; ad esempio, Papa Benedetto XVI fu eletto alla 4° votazione, mentre Papa Francesco dopo la 5°. L’elezione di Papa Leone XIV è avvenuta in tempi rapidi: solo bastati quattro scrutini per raggiungere il quorum tra i cardinali, rendendo questo Conclave uno dei più brevi, insieme a quello che ha eletto Papa Ratzinger, Benedetto XVI. Uno dei Conclavi più lunghi dei nostri tempi risale al 1922, per l’elezione di Papa Pio XI, che venne eletto dopo 14 scrutini.
Per votare si costituisce un seggio elettorale composto da 3 cardinali scrutatori (estratti a sorte), 3 cardinali che ritirano i voti di eventuali cardinali con disabilità motorie, e altri 3 cardinali che fanno da revisori. Ad ogni cardinale viene distribuita una scheda rettangolare con la scritta Eligo in Summo Ponteficem, dove va inserito il nome del cardinale prescelto. Successivamente il foglio viene piegato a metà e depositato in un piatto; al termine della raccolta dei voti i cardinali scrutatori eseguono il conteggio delle schede e comunicano il risultato. Se nessun candidato raggiunge il quorum si fa un nuovo scrutinio, le schede vengono bruciate, e si procede ad un nuovo scrutinio. Di solito si effettuano 4 scrutini al giorno, 2 la mattina e 2 il pomeriggio, a parte il primo giorno di Conclave in cui si fa un solo scrutinio. Quando un cardinale raggiunge il numero di voti necessari alla sua elezione, il cardinale decano presidente del collegio chiede in latino al cardinale votato se accetta l’elezione; nel caso in cui il cardinale accetti l’elezione, gli verrà chiesto anche quale nome sceglierà come papa.
Ogni scrutinio viene annunciato alla folla di fedeli presenti in Piazza San Pietro mediante una fumata bianca o nera; se un cardinale non raggiunge il quorum le schede vengono bruciate in una stufa in ghisa producendo un fumo di colore nero/grigio, mentre se un cardinale ottiene il quorum le schede vengono bruciate con un reagente chimico che produce un fumo bianco (una volta si utilizzava della paglia bagnata), anche se negli ultimi anni si utilizza un sistema di supporto ausiliario che produce fumo bianco o nero.
Una volta che il cardinale eletto accetta la votazione e comunica il nome da papa, si passa alla vestizione con gli abiti pontificali; gli abiti disponibili in Conclave sono di diverse taglie per potersi adattare al meglio ai vari cardinali e quindi al futuro papa. Nella Stanza delle Lacrime (la sagrestia della Cappella Sistina), il cardinale viene spogliato dei suoi abiti cardinalizi e vestito con quelli da pontefice. Una volta che il nuovo pontefice è pronto viene annunciato dal protodiacono (il cardinale diacono), che si affaccia alla finestra e annuncia ai fedeli la celebre frase “Habemus Papam“. A questo punto il nuovo pontefice benedice la folla e pronuncia alcune parole che caratterizzeranno la sua “presentazione” alla comunità cristiana.
Per essere eletto papa servono solo tre requisiti imposti dal diritto canonico: essere uomo, celibe e battezzato quindi teoricamente tutte le persone che rientrano in questa categoria (anche persone che non sono sacerdoti) possono essere elette papa, anche se nella pratica solo i cardinali presenti al Conclave possono essere eletti. L’ultima volta che è stato eletto papa una persona che non partecipava al Conclave fu Papa Adriano VI nel 1522, mentre l’ultimo papa eletto che non apparteneva al clero ma era laico risale al X secolo (precisamente al 963), e stiamo parlando di Papa Leone VIII.
Un’altra curiosità collegata al Conclave e il cibo che viene offerto ai cardinali durante questo periodo, insomma cosa devono mangiare; tutto ciò sembrerà strano, ma è disciplinato da regole precise in un clima di sobrietà e riservatezza. I cardinali consumano i pasti sempre nella Domus Sanctae Marthae, dove viene allestita una cucina gestita da personale accuratamente selezionato. La clausura assoluta e la riservatezza è il principio che guida l’intero sistema. I cardinali non possono avere contatti con l’esterno, ma lo stesso vale anche per gli addetti ai lavori come cuochi e camerieri. Un tempo erano monaci e suore ad occuparsi dei pasti, ma oggi si preferiscono cuochi laici, già attivi in Vaticano o provenienti da strutture di fiducia. Sono banditi i telefoni e dispositivi elettronici e negli ultimi Conclavi sono stati installati controlli anti-spionaggio nelle aree comuni e nelle cucine, mentre gli ingressi e le uscite sono rigorosamente controllati dalla sicurezza vaticana. Tutti i membri che compongono il personale devono inoltre firmare un giuramento di segretezza che vieta non solo di divulgare informazioni ma anche di intrattenersi in conversazioni con gli elettori. Il servizio ai tavoli si svolge in silenzio, con le interazioni ridotte al minimo.
La sobrietà è fondamentale anche a tavola, con pasti semplici ma completi: una colazione leggera con caffè, tè, pane e marmellata, un pranzo con primo, secondo, contorno e frutta, ed una cena più frugale, ma simile al pranzo. Il vino è previsto in piccole quantità e solo su richiesta, mentre sono banditi i superalcolici. C’è anche una certa attenzione ad allergie o intolleranze, che vengono considerate nei limiti del possibile. I piatti serviti ai cardinali sono spesso ispirati alla tradizione italiana: risotti, paste al forno, carni bianche, pesce al forno, verdure grigliate, frutta di stagione. Il pane è fresco e sfornato ogni giorno, mentre in occasioni speciali come la domenica, può essere integrato anche un dolce semplice, come una crostata o un budino.
La già citata elezione di Papa Gregorio X dopo il famoso Conclave di Viterbo portò ad escogitare una soluzione per evitare una nuova impasse in futuri Conclave. Nel 1274, con la costituzione Ubi periculum, si introdussero norme ferree per abbreviare i tempi di elezione. Infatti, se entro tre giorni non si arrivava ad un’elezione, i cardinali ricevevano un solo piatto per pasto, mentre dopo otto giorni pasteggiavano solo con pane, vino e acqua. La misura fu particolarmente efficace tanto che nel Conclave del 1276, ad Arezzo, il nuovo Papa venne eletto in appena un giorno.
Con il passare dei secoli queste restrizioni si allentarono. tanto che nel Rinascimento il Conclave del 1549-1550, durato 71 giorni, vide protagonista il celebre cuoco Bartolomeo Scappi, che curò i pasti dei cardinali con grande maestria. Ma questa è un’altra storia, che vi racconteremo presto. Continuate a seguire il nostro blog, e contattatemi per pianificare un tour o visita guidata a Roma e provincia.