Quando si entra, in un clima di silenzio e leggera penombra, si viene colpiti subito dall’atmosfera retrò delle librerie di inizio secolo e dall’odore particolare, una miscela di profumo di legno mista a quello delle infinite pagine di carta degli 8.000 volumi che il Museo Keats and Shelley conserva. Un profumo inconfondibile che diventa segno distintivo di questo museo, tra i tanti della capitale. Le librerie di legno ci seguono per tutti gli ambienti: ci sono molte prime edizioni di poesia romantica e testi di letteratura inglese, biografie e saggistica, un tesoro che fa da sfondo alle storie narrate in queste stanze.
Il Museo Keats and Shelley accoglie memorie e cimeli dei tre principali protagonisti dell’età romantica di seconda generazione, e oltre a Keats e Shelley c’è anche la storia del terzo alfiere, il celebre George Gordon Byron, poeta dall’inimitabile vivere e dalla divorante passione per la classicità , che troverà la morte in Grecia inseguendo il sogno, romantico, di liberarla dal giogo ottomano.
Il Museo Keats and Shelley a Piazza di Spagna fu creato nel 1909 da un gruppo di intellettuali e diplomatici anglo-americani. La volontà dei fondatori del museo era cristallizzare in un’istituzione il ricordo e la produzione poetica di John Keats – morto in questo luogo a soli 25 anni, nel 1821 – e allargarlo a Shelley – che qui non entrò mai ma visse a Roma per alcuni anni – e a Byron, che abitò per qualche tempo in Piazza di Spagna, ma al numero 66, proprio di fronte al palazzetto dove ha sede il museo.
Il Museo Keats and Shelley è piccolo, appena quattro stanze, che formano ancora l’antico appartamento affittato da Keats e dal suo amico John Severn quando giunsero a Roma sul finire del 1820. L’appartamento apparteneva alla signora Anna Angeletti che qui viveva affittando camere della propria casa ai tanti stranieri che arrivavano a Roma da ogni dove.
Keats arrivò a Roma dopo un viaggio difficoltoso il 15 novembre 1820, e trascorrerà in questa casa gli ultimi cento giorni della sua vita. Da Londra era partito con lui, in questo viaggio della speranza, un amico pittore, John Severn, che già durante il tragitto in mare si rese conto dell’impossibilità di una guarigione e di una reale ripresa.
Nel Museo Keats and Shelley la storia di John Keats è narrata e accompagnata da cimeli: lettere, ritratti di lui e dei suoi familiari, disegni, poesie. Il mondo di un giovane di grande talento che non avrà fama in vita si dipana nelle vetrine e avvicina il visitatore al destino del poeta. Nelle sale si susseguono anche i cimeli di Percy Shelley e Lord Byron, le cui memorie sono narrate da lettere, ritratti e oggetti. Tra tutti, citiamo il ritratto della moglie di Shelley, la celebre Mary Shelley che scrisse da giovanissima “Frankesteinâ€, dando vita al genere della letteratura di fantascienza che inizia proprio con questo libro.
L’ultimo ambiente del Museo Keats è la camera da letto dove Keats morì il 23 febbraio 1821, e di cui sono originali solo il piccolo camino in marmo e il magnifico soffitto ligneo settecentesco che si ammira anche in tutto il resto della casa. Il letto alla moda ottocentesca non è originale, come non lo sono il resto del piccolo mobilio e i quadri, a causa di una legge dello Stato Pontificio che imponeva di bruciare tutto ciò che fosse entrato in contatto con un malato di tubercolosi. Eppure la stanza, nonostante la ricostruzione museale, conserva una atmosfera quasi solenne, in cui il visitatore immagina l’epilogo della vita del giovane poeta accompagnato dal rumore dell’acqua proveniente dalla sottostante Fontana della Barcaccia.
John Keats e Percy Shelley moriranno a un anno di distanza, e saranno sepolti a Roma al Cimitero Acattolico, all’ombra della Piramide Cestia.
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